Diritti civili, Marco Cappato: in Italia il problema non è la Chiesa ma la partitocrazia

MaVi
6 min readOct 23, 2019
Marco Cappato

La drammatica vicenda di dj Fabo e la battaglia per la legalizzazione dell’eutanasia in Italia lo hanno fatto conoscere anche oltre lo steccato di chi segue la politica italiana a tempo pieno ma Marco Cappato, 48 anni, ha alle spalle una carriera politica di tutto rispetto: l’impegno politico lo ha portato per due legislature al parlamento europeo, eletto con le liste che di volta in volta hanno rappresentato la famiglia radicale italiana ma soprattutto una lunga esperienza di attivismo per i diritti civili e di proteste non-violente. Cappato era la scorsa settimana a l’Aja per il convegno organizzato dal EUmans nuovo progetto trans-nazionale in cui l’esponente dell’Associazione Coscioni si è di recente impegnato. Con lui abbiamo parlato di scienza, politica e della recente sentenza della Corte Costituzionale che ha segnato un punto importante per la sua battaglia a favore del diritto all’eutanasia legale.

Che cos’è EUmans?

EUmans è un movimento paneuropeo di iniziativa popolare che cerca di compensare i due più gravi limiti della democrazia rappresentativa: il carattere nazionale (anche se i problemi sono essenzialmente trans-nazionali) l’’azione politica fatta non per chiedere consenso per sè stessa ma per raggiungere degli obiettivi. Questo è molto importante perché uno dei limiti della politica rappresentativa è che il tuo peggior nemico è quello che la pensa come te, ma è in un altro partito, o che la pensa come te ed è tuo avversario all’interno del partito. I veri scontri nella politica dei partiti sono tra simili. Se invece il prodotto è la realizzazione di un certo obiettivo, allora chi la pensa in modo simile a te è il tuo primo alleato, anche se non è del tuo partito. Quindi EUman, movimento paneuropeo di iniziativa popolare, significa cercare di affrontare le questioni a livello transnazionale e cercare di farlo con un metodo orientato all’obiettivo, per compensare i limiti di “settarismo” della politica elettorale.

Quante possibilità di successo ha Eumans in Italia?

Secondo me, può funzionare. Tutto sommato, la distanza sempre maggiore tra la politica istituzionale dei partiti e i grandi problemi sociali, rende evidente… in italia, le manifestazioni sul clima per esempio non sono meno sentite che altrove. Non penso che ci sia una minore sensibilità. C’è magari una maggiore disaffezione rispetto alla capacità e la possibilità di affrontare e risolvere problemi. Per tante ragioni, anche storiche. Quindi in realtà l’italia, magari più di altri paesi, può essere una situazione dove le persone sentono che c’è qualcosa che manca. Qualcosa di nuovo che va creato.

Parliamo del delicato tema dell’eutanasia: come si è arrivati alla storica sentenza dello scorso Settembre?

Piergiorgio Welby chiedeva 13 anni fa di poter morire, e ottenne di farlo sospendendo le terapie — con l’ossidazione e il distacco del respiratore a cui era attaccato. Ci sono stati dieci anni di casi giudiziari che hanno fatto cambiare la situazione in Italia senza che il parlamento avesse mai messo mano alla legge, e quindi il diritto ormai garantito anche dalla costituzione di rifiutare il trattamento sanitario è stato accettato anche dalla giurisprudenza, ed ha consentito di arrivare alla legge sul testamento biologico di due anni fa. Quello che rimane fuori sono eutanasia e aiuto medico alla morte volontaria. Su questo avevamo presentato una legge di iniziativa popolare sei anni fa. Il parlamento non la discuteva, e quindi abbiamo iniziato un’azione di disobbedienza civile. All’inizio fornendo informazioni alle persone che si recavano in svizzera, e poi anche aiutandoli anche praticamente, come nel caso di Fabiano Antoniani. Mi sono autodenunciato quando sono tornato, si è aperto il processo e la Corte costituzionale ha stabilito che applicare il codice penale italiano che condanna da 5 a 12 anni di carcere per l’aiuto a morire ad una persona in determinate condizioni -come quelle di Fabiano- non è più compatibile con i valori e le libertà fondamentali della costituzione. Quindi adesso ho due processi aperti e i giudici dovranno decidere se questa decisione della corte costituzionale si applica ai casi di questi due processi. Uno è quello di Fabiano Antoniani, possiamo presumere che sia così. Nell’altro caso invece la persona non era dipendente da un trattamento sanitario.

Quindi questo caso potrebbe essere più complesso

Si perché a questo punto o il giudice al tribunale di Massa dovrà decidere se rinviare alla Corte Costituzionale, e la corte a sua volta dovrà decidere se ha senso fare dipendere il diritto ad essere aiutati a morire dal fatto che tu dipendi da un trattamento sanitario o no. Per esempio, i malati di cancro, terminali, affetti da una malattia irreversibile, che affrontano sofferenze insopportabili, non sono comunque dipendenti da una macchina. Ma allora che senso ha dire che ha diritto solo se dipendi da una macchina? Per me non ne ha. Il diritto o no deve dipendere dalla tua volontà, dalle tue condizioni soggettive di sofferenza e dalle irreversibilità della malattia, ma non dalla tecnica con la quale sei tenuto in vita o con la quale potresti essere portato alla morte. Quindi questo è il tema che rimane aperto. L’altra possibilità è che il parlamento intervenga: cosa meno probabile, perché il parlamento è scappato da questa questione.

Cosa dovrebbe succedere adesso in Parlamento? E cosa ti aspetti?

Mi sembra che i partiti non siano molto disponibili ad andare oltre a ciò che la corte costituzionale decide. Quindi potrebbero o fare subito una legge che faccia proprie le conclusioni della Corte costituzionale in questa prima sentenza, e quindi decidere che nelle condizioni già stabilite dalla corte possa esserci un percorso legale. La seconda possibilità sarebbe aspettare un nuovo pronunciamento della Corte su questo tema della dipendenza dalle macchine o meno. In ogni caso non mi aspetto che il parlamento vada molto oltre a quello che la corte costituzionale ha stabilito. Piergiorgio Welby disse che in Italia un malato nella sua condizione si sente come davanti al deserto dei tartari ed invidia gli olandesi.

Cosa ci impedisce di regolare eutanasia e suicidio assistito in Italia?

Storicamente, sicuramenta. la Chiesa Cattolica ha avuto un’influenza in Italia rispetto alla politica, oggi come oggi non penso che sia neanche più così determinante. Penso che sia più un vecchio istinto del potere di esercitarsi sui corpi delle persone, alla fine. Anche sull’aborto c’è la tentazione -di ogni forma di potere- di interferire con le scelte delle persone. In più, da un punto di vista più strettamente politico, proprio perché sono temi che spaccano trasversalmente l’opinione pubblica. Addirittura gli elettori della Lega sono d’accordo per la stragrande maggioranza: a quel punto i capi dei partiti hanno paura ad affrontare questi tempi, proprio perché tagliano trasversalmente attraverso il proprio stesso elettorato. Rischiano di non riuscire ad avere la disciplina interna dei loro elettori e i loro parlamentari.

Quindi si potrebbe dire che è una questione di clientelismo?

Più che clientelismo diciamo, un termine più adatto sarebbe partitocrazia, o comunque, la politica di partito che prevale sulla politica attenta all’interesse generale ed alla connessione con la società. Non so, Zingaretti o Di Maio: i loro elettori sono per la stragrande maggioranza favorevoli a che si approvi una legge sull’eutanasia — non lo dico io lo dicono tutti i sondaggi. Però è chiaro che nel momento in cui loro ci mettessero la faccia e dicessero ok, approviamo questa legge, allora ci sarebbe l’ala cattolica del PD che rischia di andare da Renzi. Proprio per questo noi abbiamo scelto la strada della legge di iniziativa popolare e della non violenza. Perché siamo davanti ad una classica situazione di blocco della democrazia rappresentativa: la democrazia rappresentativa non riesce a funzionare in modo da rispondere ad un’istanza sociale.

Originally published at https://www.31mag.nl on October 23, 2019.

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